Nāgārjuna (150 circa – 250)

l’insegnamento della vacuità senza nulla su cui poggiarsi

GROTTE

Storicamente, tutte le fonti biografiche, tibetane e cinesi, concordano nel ritenere Nāgārjuna originario dell’India meridionale di quella zona che ora prende il nome di Andhra Pradesh. Si racconta che alla nascita un brahmino profetizzò che il bambino sarebbe vissuto solo fino all’età di sette anni, i genitori all’avvicinarsi di quell’età disperati allontanarono il figlio mandandolo in viaggio verso l’India settentrionale. E’ così che Nāgārjuna arrivò a Nālandā. Qui incontrò Saraha, Maestro di tantra e poeta, il quale consiglio a Nāgārjuna di dedicarsi alla vita monastica. Inizia la vita di Nāgārjuna di monaco e studioso.

 Si è soliti suddividere la sua vita in tre periodi:

  1. il periodo giovane dalla nascita alla rinuncia al mondo
  2. la sua presenza a Nālandā.  come monaco
  3. l’ultimo periodo della sua vita che corrisponde al ritorno nel Sud dell’India.

Le notizie sulla sua vita e sulla sua morte sono piuttosto frammentarie e confuse, pareri discordanti esistono anche sulla sua nascita.Secondo la tradizione tibetana sarebbe vissuto seicento anni, mentre gli studiosi occidentali sono propensi a pensare piuttosto dell’esistenza di due Nāgārjuna uno autore di opere tantriche e alchemiche, un altro, il fondatore della scuola Mādhyamika.

Lasciando da parte ogni controversia si può dire senza dubbio che Nāgārjuna ha rivoluzionato tutto il Buddhismo con il suo insegnamento incentrato sulla “vacuità senza sostegno”. E’ stato figura centrale per lo sviluppo della dottrina Mahāyāna, ed è considerato ancora oggi dal Buddhismo Tibetano, Cinese, Giapponese, e dalle scuole Zen come il patriarca della scuola del grande veicolo, Il buddhismo del Nord.

Il suo testo il  “Mādhyamika Karika, la profonda visione di mezzo” è l’opera più importante del Buddhismo Mahāyāna, qui Nāgārjuna espone la sua concezione della realtà condensando gli insegnamenti della Prajñāpāramitāsūtra  (La Perfezione di Saggezza).

Per Nāgārjuna l’insegnamento del Buddha si fonda su due verità:

  1. la verità convenzionale o relativa che riguarda l’ordine pratico delle cose, il mondo e il suo manifestarsi
  2. la verità assoluta che indica lo stato reale delle cose, cioè la loro natura

e concludeva dicendo

“ciò che il Buddha intendeva  dire con i suoi insegnamenti

non è facile da realizzare a fondo”

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Mādhyamika Karika stanza 22 Critica del Thatagata verso 11:“Una cosa, in realtà non bisogna dire né che è vuota, né che è non vuota, ne che è insieme vuota e non vuota. Né che non è insieme vuota e non vuota. Tutte queste parole non sono invero che designazioni metaforiche”.

Mādhyamika Karika stanza 24 Critica delle Quattro Nobili verità verso 19:“In nessun luogo c’è una esistenza di qualcosa che non sia in alcun momento dipendente (collegata ad altre cose). Non esiste dunque una entità assoluta e non relazionale (asunyo dharma)”.

Mādhyamika Karika stanza 25  Critica del Nirvana,verso 19:“Tra il samsara (la trasmigrazione) e il nirvana non c’è la più piccola differenza. Tra il Nirvana e la trasmigrazione non c’è la più piccola differenza”.

Mādhyamika Karika stanza 25 Critica del Nirvana, verso 24:“Pacificazione di tutte le percezioni, pacificazione dello spiegamento discorsivo, benigna. Mai dovechessia nessuna Legge è stata insegnata dallo Svegliato”.

Tratto da Madhyamaka Karika,

traduzione Raniero Gnoli, Ed. Boringhieri, 1979

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Nāgārjuna (150 circa – 250)ultima modifica: 2015-02-26T11:09:30+01:00da loresansav1
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