Chāndogya Upaniṣad

per cercare di essere sempre più fedeli a se stessi

bb

  1. [Il Maestro dice:] « Orbene, nel [corpo] che è la città del Brahman, c’è un piccolo fiore di ninfea (loto), una casa (ossia il cuore); dentro c’è un piccolo spazio vuoto (Ākāśa). Ciò che in esso si trova, questo bisogna cercare, questo in verità bisogna cercare di conoscere ».
  2. Se gli obiettano: « nella città del Brahman c’è un piccolo fiore di ninfea, una casa, e dentro c’è un piccolo spazio vuoto: che cosa mai può trovarvisi che bisogni cercare, che in verità bisogni desiderare di conoscere?
  3. [Il Maestro :] deve rispondere: « Quanto grande è lo spazio [esteriore], altrettanto è lo spazio entro il cuore, in esso in verità sono compresi cielo e terra, fuoco e vento, sole e luna, lampo e le stelle e ciò che quaggiù ognuno possiede e ciò che non possiede: tutto in esso è compreso ».
  4. Se gli obiettano: « Se in questa cittadella del Brahman tutto è compreso, tutto ciò che esiste e tutti i desideri (ossia ciò che deve accadere), quando è colta dalla vecchiezza o quando [con la morte] si dissolve, che cosa rimane allora? »
  5. [Il Maestro :] deve rispondere: « Ciò [che è dentro al cuore] non invecchia per la vecchiezza dell’uomo, nè è colpito dal colpo che lo abbatte. Esso è la vera citta della del Brahman, in esso sono riuniti i desideri. Esso è l’Ātman libero, da peccato, libero da vecchiezza, da morte, da dolore, non soggetto a fame, a sete, i suoi desideri sono reali, le sue immaginazioni sono reali. Come quaggiù le creature si comportano in accordo con il comando ricevuto e qualunque sia lo scopo cui tendono, una regione o un campo soltanto per esso vivono;
  6. e come quaggiù si perde il mondo guadagnato con le opere, così nell’al di là si perde il mondo guadagnato con le opere sacrificali. Perciò coloro che se ne vanno senza aver conosciuto l’Atman, e i desideri reali, costoro non possono muoversi a piacer loro in tutti i mondi. Ma coloro che se ne vanno dopo aver conosciuto l’Atman e i desideri reali, costoro in tutti i mondi possono muoversi a piacer loro.

Tratto da: Chāndogya Upaniṣad ,

a cura di Carlo della Casa, VIII Prapathka, 1° Khanda,

Ed. UTET,1983 pgg, 267-68

Articoli correlati: Ākāśa: lo spazio interiore (video)I limiti della conoscenza umana nelle UpaniṣadIl sesto Cakra: Anāhata

Chāndogya Upaniṣadultima modifica: 2015-04-14T19:08:34+02:00da loresansav1
Reposta per primo quest’articolo