La richiesta di ammissione in un monastero Zen – Niwa-dzume: stare sulla soglia

Com’è il mio stare sulla soglia della pratica?

Qui seduto alla soglia della mia pratica,  nel silenzio del raccoglimento, cosa cerco? 

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 […] Ai vecchi tempi, quando ancora non si viaggiava in treno, il monaco doveva passare molte notti sulla strada per raggiungere il monastero dove aveva deciso di studiare lo Zen., Non avendo denaro trascorreva  la notte in qualunque rifugio avesse incontrato, normalmente in un tempio buddhista dove riceveva generosa ospitalità, ma se tale ambiente non era disponibile, doveva accontentarsi di stare all’addiaccio o in qualche solitario tempietto  lungo la strada. Questo era davvero un buon e concreto addestramento per il giovane monaco, che aveva allora deciso di dare una risposta alle domande[…] che sentiva agitarsi nel profondo del cuore. Infatti le domande debbono essere risolte (se veramente lo possono essere) mantenendo uno stretto contatto con la vita. Quando si smarrisce questo contatto, le domande diventato argomenti intellettuali. Il giovane monaco deve quindi provare la vita nei suoi aspetti più duri e difficili, altrimenti non riesce a penetra nelle profondità del proprio essere. questo insegna l’itineranza, ed è bene per lui che sia preparato a tutto ciò che gli può accadere lungo il pellegrinaggio monastico.

[…] Giunto a destinazione  uno dei responsabili del monastero è uscito per vedere il nuovo candidato. Costui, con rispetto, gli porge la lettera di presentazione e una dichiarazione del maestro da cui è stato ordinato. Ma con gentilezza unita a fermezza, gli viene  rifiutata l’accoglienza […] il rifiuto viene fatto una volta sola, quindi l’incaricato dell’accoglienza si ritira. Lasciato solo, il monaco non ha allora altro da fare che continuare la sua supplica con lo stesso atteggiamento iniziale: si curva sopra il bagaglio con il capo inchinato. E’ fortunato se viene la sciato da solo così indisturbato, a volte capita che sia cacciato fuori con forza come fosse un monaco ostinato a non accettare la decisione che gli è stata espressa […]

[…] quando i monaci Zen vogliono essere duri lo sanno essere per davvero. Il  nuovo postulante che continua a insistere viene allora scacciato con forza dall’ingresso e spinto fuori dal cancello che viene serrato dietro di lui. Comunque non si perde d’animo; apre la stuoia, posta a terra il bagaglio e si mette a sedere a gambe incrociate […]

Sembra davvero che nel cuore del maestro Zen non sia rimasto il minimo spazio all’indulgenza.

Generalmente egli distribuisce ai suoi monaci soltanto “la calda invettiva e un arrabbiato agitarsi di pugni”. Per lo Zen, la verità è qualcosa che devi strappare dalle mani del maestro, egli non sarà mai troppo mite e incline a farne dono gratuito a chi lo supplica. Così, volente o nolente deve essere costretto a consegnare loro la verità. Questo è il punto su cui la disciplina dello Zen differisce dalle altre iniziazioni religiose […]

Questo periodo di postulandato, dal altri chiamato niwa-dzume, “stare sulla soglia”,. dura almeno due o tre giorni, …Passare il giorno intero a capo chino sul proprio bagaglio è come minimo qualcosa di molto sfibrante, che mette a dura prova la costanza del postulante…

Daisetz Teitaro Suzuki: La Formazione del monaco nel Buddhismo Zen, Libreria Editrice fiorentina,

 

La richiesta di ammissione in un monastero Zen – Niwa-dzume: stare sulla sogliaultima modifica: 2009-05-04T22:39:27+02:00da loresansav1
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