Zhìyǐ Tiāntái Dàshī (Chih-i) 538-597

Citazione

Tiantai.ZhiyiPatriarca della scuola buddhista cinese Tiāntái (giapp. Tendai) o scuola della piattaforma celeste o scuola del Loto. Nacque nel 538 a Jingzhou (oggi Hubei, situata nella provincia dello Hunan), all’età di sei anni ascoltò in un tempio la recitazione del Guānyin jīng (Sutra di Avalokiteśvara, XXV capitolo del Sutra del Loto)  ne fu così impressionato che tale evento segnò il resto della sua vita. Viene considerato il fondatore della scuola Tiāntái avendone eretto il primo monastero sulla omonima catena montuosa situata nella provincia cinese dello Zhèjiāng.

La scuola Tiāntái fonda principalmente il suo insegnamento sul Saddharmapuṇḍarīka-sūtra (Loto della buona legge, il sutra del loto) ma anche su altri sutra come il Mahaparinirvana sutra. All’inizio del 9° sec Il Tiāntái fu introdotto in Giappone con il nome di Tendai dal monaco Saicho

[…] L’insegnamento Tiāntái può venire riassunto  in due sole parole chih (samatha) e kuan (Vipassanā). Chih significa ridurre al silenzio la mente attiva per fermare ogni pensiero ed ogni discriminazione e kuan significa guardare nella mente così spogliata per ristabilire la natura di Buddha inerente in noi […]

Tratto da: Buddhismo pratico,

Charles Luk, Ed. Mediterranee, 1971

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Pratica del chih e del kuan per normalizzare la mente sottile:

 […] se durante la meditazione, grazie alla pratica del kuan, si sveglia all’improvviso la saggezza chiaramente manifesta, ma con il dhyana (concentrazione) sproporzionatamente debole, la mente si muoverà come una candela al vento che non riesce a illuminare  gli oggetti circostanti; non si potrà sfuggire alla  nascita e alla morte. In tal caso  si dovrebbe praticare il chih  per calmare la mente, che allora sarà come una candela accesa nella stanza, la quale può rompere l’oscurità e illuminare gli oggetti che in essa si trovano. Questo è un modo di pratica del chih e kuan per eguagliare dhyana e saggezza

Tratto da: I segreti della meditazione cinese,

Charles luk, Ed. Ubaldini,1965, pag.144