Per fare l’esperienza del primo-guardare deve essere coinvolta tutta la persona. Per fare questo è necessario che la nostra attenzione sia totalmente orientata verso l’ambito interiore e con l’attenzione in un ascolto profondo.
Da dove cominciare per fare questo?
Dal corpo. Si comincia con l’ascoltare il corpo, con il sentirne e conoscerne i ritmi. Questo è il primo passo per mettersi in relazione con la propria interiorità. La pratica dello Yoga in ascolto eseguita ad occhi chiusi e come allievi principianti è un atto di fiducia verso l’insegnate, in quel momento possiamo contare solo sulla sua voce, che descrive le posture e guida le transizioni una dopo l’altra. Quando si è praticanti di livello avanzato è un atto di fiducia nella nostra interiorità più profonda.
Perché chiudere gli occhi?
gli occhi sono una delle porte più importanti degli organi di senso. i sensi stimolano costantemente la mente, provocando perdita di energia e distrazione. Direzionano l’attenzione sempre verso ciò che si vede.
C’è uno stadio dello yoga che si chiama Pratyâhârah è uno stato decisivo, che è la ritrazione dei sensi, la freccia della nostra attenzione si orienta verso l’interno verso il punto di partenza il vero punto di partenza del vedere coscienziale La pratica con gli occhi chiusi induce a Pratyâhârah .
Pratyâhârah è il quinto anga (stadio) dell Asthanga-Yoga di Patanjali .
La mente sempre proiettata in avanti verso il visto e continuamente riceve nuovi stimoli dalle percezioni sensoriali, Pratyâhârah è l’opposto, inverte questa direzione. Si tratta di una disciplina molto precisa che permette l’acquietamento del chiacchierio mentale.
Entrando sempre più nella pratica in ascolto il percorso delle direzioni sensoriali vengono invertite e l’attenzione educata ad orientarsi verso l’interno. Questa introversione dei sensi è una fase avanzata dello Yoga e solo a quel punto inizia la meditazione. Quindi la pratica con gli occhi chiusi è una disciplina in direzione di Pratyâhârah. Nel buio degli occhi chiusi viviamo ed esploriamo lo spazio interno delle posture nella loro vastità, durante il movimento, nelle pause, nella statica e poi nello spazio che si crea restiamo nella densità di presenza dalla quale iniziare la pratica della meditazione.
dov’è il vero punto di partenza del vedere coscienziale?