Conosciuto come Saichō, fu chiamato dopo la morte Dengyo Daishi. (Daishi significa Gran Maestro che trasmette l’insegnamento) titolo onorifico, in genere postumo, concesso dalla corte imperiale ai Maestri di grandi virtù. Saichō studiò buddhismo sotto la guida di Gyohyo (722-797) e nell’804 decise di recarsi in Cina per andare alla ricerca delle radici del buddhismo. In Cina apprese il Buddhismo Chán della scuola Tiāntai.
Rientrato in patria fonda sulle pendici del Monte Hiei (a nord-est di Kyōto), la Scuola Tendai (conosciuta anche con il nome di Enmitsuzenkai) che eredita il lignaggio e gli insegnamenti dalla scuola cinese Tiāntái Il nome giapponese Tendai deriva dal monte Tiāntái dove il monaco aveva appreso la dottrina in Cina.
Enmitsuzenka significa:
- En: completo, perfetto (e si riferisce all’insegnamento perfetto del Sutra del Loto)
- Mitsu; esoterico o segreto e si riferisce al buddismo esoterico.
- Zen: si riferisce alla pratica della meditazione.
- Kai; precetti e si riferisce all’istituzione dei precetti Mahāyāna.
La dottrina Tendai si basa fondamentalmente sul Sutra del Loto (Saddharmapuṇḍarīka-sūtra) ma si rifà anche a un gran numero di altre scritture accogliendo al suo interno molti tipi di pratica. Da questa scuola nel periodo di Kamakura (1185-1333) si svilupparono altre due correnti:
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Nichiren Shōshū fondata nel 1253 da Nichiren (1222-1282)
- Jodoshu o scuola della pura terra, introdotta in Giappone nel 1175 da Honen Shonin (1133-1212).
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«Il Maestro Saichō disse: “Nascita e morte sono le funzioni misteriose dell’essenza della vita. La realtà fondamentale della vita sta nell’esistenza e nella non-esistenza”. Nessun fenomeno — cielo o terra, yin o yang, il sole o la luna, i cinque pianeti o qualsiasi condizione vitale da Inferno a Buddità — è libero dalla nascita e dalla morte. […]