Prima di respirare con i polmoni, si respira attraverso il naso o la lingua. Una maggiore consapevolezza delle aree di contatto del passaggio dell’aria porta ad un uso radicalmente diverso del respiro.E’ necessario spostare l’attenzione sui recettori (le mucose) sensibili al passaggio dell’aria
Indicazione:
Immaginate che il vostro respiro sia come un filo che passa attraverso la cruna di un ago! Per introdurre il filo non si colpisce alla cieca, ma l’ingresso del filo è determinato da una grande attenzione,precisione e lentezza.Ecco, la nascita di ogni respiro è come questa operazione.L’attrito dell’aria lenta e precisa a contatto con le narici, determinano il respiro sottile. L’inizio di un inspiro, come di un’espiro, condiziona il suo utilizzo pranico.In caso contrario, il Prāṇa non alimenta le nàdi e la respirazione resta superficiale.Così, la respirazione lenta diventa un respiro pieno, sottile: è un sorso di Prāṇa.La respirazione arriva al paradosso che piu’ è lenta, più è sensibile, più è nutriente.Lentezza e sensibilità coniugati moltiplicano la proprie capacità di percezione.Le fasi dell’ inspiro, espiro e ritenzione hanno un qualche tipo di relazione con la dimensione dello spirituale , tocchiamo e assaporiamo il sapore e la forza del trascendente, il non materiale, il non umano…
l’inspiro Abhyantara vrtti (o Puraka)
è come un’ispirazione da quella stessa forza.
La ritenzione Dirgha-sukshma: essere con il respiro
(Antar Kumbhaka) è una sorta di meditazione, perché tu sei con quella forza.
L’espiro Bàhya vrtti (o Recaka) è una sorta di movimento verso quella forza,
e la ritenzione dopo l’espiro Stambha vrtti (Kumbhaka)
(o Bahya Kumbhaka) è come un abbandono a quella forza.