Le scritture insegnano due vie per realizzare il Sè: l’Ottuplice Yoga (Aṣṭāṅga Yoga) e la conoscenza anch’essa divisa in otto rami (Aṣṭāṅga Jñāna ):
Quali sono le otto parti della conoscenza ?
Le otto parti mantengono gli stessi nomi dell’Aṣṭāṅga Yoga ma differentemente definite:
- Yama : significa controllare l’aggregato degli organi di senso, realizzando i difetti che sono presenti nel mondo consistente del corpo, ec.c.
- Niyama significa mantenere un flusso di attitudine mentale collegato al Sè e rigettare le attitudini o le modalità contrarie. In altri termini significa amore ininterrotto per il Sè supremo
- āsana quello con l’aiuto del quale è resa possibile la costante meditazione su Brahman con agio, è l’āsana
- Prāṇāyāma: Rechaka (espiro) significa rimuovere i due aspetti irreali del nome e della forma dagli oggetti che costituisco il mondo, il corpo ecc..: Puraka (l’inspiro) significa afferrare i tre aspetti reali l’Esistenza, la coscienza e la Beatitudine, che sono costanti in quegli oggetti e Kumbhaka (ritenzione) significa trattenere gli aspetti così afferrati
- Pratyāhāra: significa impedire al nome e alla forma che sono stati rimossi di rientrare nella mente
- Dhāraṇā: significa far rimanere la mente nel cuore senza che vaghi all’esterno e realizzare di essere il Sè stesso che è Esistenza-Coscienza-Beatitudine
- Dhyāna: è la meditazione nella forma ““io sono soltanto pura Coscienza”. Ciò significa che dopo aver lasciato da parte il corpo che consiste delle cinque guaine, (kosha), si indaga “chi sono io?”, e come risultato, si rimane come l’”Io” che risplende come Sè
- Samādhi: quando cessa anche la manifestazione dell’”io” c’è la diretta esperienza del Sè, questo è il Samadhi.
Tratto da Chi sono io?, Gli insegnamenti di Sri Ramana Maharshi,
ed il Punto di Incontro 2003
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Ramana Maharshi sugli otto rami della conoscenza: Jñāna Aṣṭāṅgaultima modifica: 2018-01-18T11:33:20+01:00da
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