Ritenzione mentale e concentrazione

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Se ci abituiamo sempre di più a questa maniera di comportarsi, e ci tratteniamo dall’agire in modo distruttivo quando sentiamo di voler agire in quel modo, quel che stiamo utilizzando qui è quella che viene chiamata: la nostra “consapevolezza discriminante (shes-rab).” Discriminiamo tra ciò che è d’aiuto e ciò che è dannoso, e sulla base di questo riusciamo a rimanere calmi e non a tenere solamente la rabbia dentro. Quindi, la cosa principale che stiamo coltivando qui, è quella che viene di solito tradotta come: “ritenzione mentale (dran-pa).” La quale significa: “ricordare.” E’ come una colla mentale per mantenere la disciplina – ciò che voglio fare, come voglio essere nella vita, come voglio agire nella mia vita – mantenere questo, e non dimenticarlo. Questa è la ritenzione mentale. Si tratta della stessa parola che viene usata per “ricordare attivamente.”

Quindi, quello che cerchiamo di fare è di essere più svegli. La parola “Buddha” in effetti significa: “un essere totalmente risvegliato.” Cerchiamo di essere svegli su quelle che sono le emozioni che stiamo provando, su quelli che sono gli stimoli che arrivano compulsivamente alla nostra mente ad agire in questo o quel modo, e cerchiamo di non essere schiavi di queste cose, ma di realizzare che, con la comprensione, possiamo scegliere come agire. Se sono di cattivo umore, questo può cambiare; posso fare qualcosa per cambiarlo.

A volte la soluzione al fatto di essere di cattivo umore è piuttosto semplice. Uno dei metodi più semplici è quello di “mettere il bambino irritabile a letto.” Ci sentiamo come un bambino che è stato sveglio troppo a lungo e sta – “wahhhhh” – piangendo tutto il tempo, e così via. Spesso quando siamo di cattivo umore siamo così. Perciò, ci distendiamo, schiacciamo un pisolino, andiamo a dormire. Quando ci svegliamo, ci sentiamo di solito molto meglio.

Oppure, se si sta avendo un disaccordo con qualcuno, e sta raggiungendo un livello molto intenso – si sa che in questa situazione l’altra persona non ci sta più veramente ascoltando, e noi non stiamo più realmente ascoltando lei. E’ meglio finire la conversazione – “torniamoci su più tardi, quando entrambi ci siamo calmati” – e andare a fare una passeggiata, o qualcosa del genere, per calmarsi.

Questi sono metodi molto semplici. Il Buddhismo in realtà insegna metodi di agire molto più profondi di questi, tuttavia questo è un inizio. Dobbiamo iniziare applicando metodi che siamo effettivamente in grado di applicare. Ma il principio è la cosa più importante, ed il principio è guardare a quella che è la causa del problema, e fare qualcosa per superare tale problema. Non esserne solamente una vittima. In un certo senso, prendere il controllo di quanto sta accadendo nella propria vita.

Ora, se riusciamo a sviluppare la ritenzione mentale per mantenere la comprensione di quanto sia d’aiuto e quanto sia dannoso il nostro comportamento, e se siamo in grado di prestare attenzione a quello che sta accadendo, e di ricordare il modo in cui vogliamo agire e quindi correggerci se non stiamo agendo in quel modo – se riusciamo a far questo nel modo in cui agiamo con il nostro corpo, nel modo in cui parliamo, allora abbiamo sviluppato la forza per essere in grado di fare lo stesso con la nostra mente, con ciò che pensiamo.

Quindi quando iniziamo ad avere questa linea di pensiero di preoccupazione, o di pensieri come: “povero me. Nessuno mi ama,” ecc., questa sorta di cose, diciamo: “Suvvia! Non voglio andare in questo viaggio di autocommiserazione, di preoccupazione, e via dicendo. Questo mi renderà soltanto infelice,” e riportiamo la nostra attenzione su qualcosa di più positivo. Vi sono molte cose più positive che possiamo fare con il nostro corpo, con la nostra mente, rispetto allo starsene solamente seduti e preoccuparsi. Vi sono molte cose più positive a cui possiamo pensare, invece di pensare a come tutto possa essere terribile, come quando ci stiamo preoccupando. Perché, vedete, quel che stiamo cercando di sviluppare qui è la concentrazione, in modo tale che riusciamo a riportare indietro la nostra attenzione quando vaga via.

Ad esempio, quando stiamo parlando con qualcuno, e la nostra mente inizia a vagare, non dev’essere per forza una preoccupazione, potrebbe essere a proposito di: “quando hanno intenzione di finire di parlare?” Oppure: “cosa posso mangiare per cena?” Potrebbe essere al riguardo di qualsiasi cosa, e smettiamo di prestare attenzione all’altra persona, o facciamo commenti nella nostra mente: “quello che hanno appena detto è stupido.” [In questi casi], riportiamo indietro la nostra attenzione e ci focalizziamo sull’ascoltarli.

Si tratta di un’applicazione molto pratica della concentrazione, ma richiede disciplina; e sviluppiamo tale disciplina in termini di, inizialmente, comportamento fisico e verbale. Quando si sviluppa questa capacità, questa capacità di riportare indietro la propria attenzione e di correggerne le eventuali deviazioni, allora la si può applicare in ogni tipo di situazione. E’ davvero molto, molto, utile. Ad esempio, s’inizia a diventare consapevoli del modo in cui si tiene il proprio corpo. Se le spalle sono tese e alzate in posizione d’attenzione, e il proprio collo è teso, e così via – se si è consapevoli e lo si nota, si riabbassano le spalle, e le si rilassano. Si tratta soltanto di prestare attenzione, di ricordare, e fare qualcosa al riguardo. Oppure quando si inizia a diventare molto eccitati, ed è totalmente inappropriato in quella situazione, e si sta iniziando a parlare sempre più ad alta voce e in modo aggressivo verso qualcuno: lo si nota, e si cambia. Ci si calma, come nel portar giù le spalle, ma lo si fa ad un livello energetico, ad un livello emozionale.

Questo è il segreto di come si applicano nella vita questi metodi del Dharma. Basta ricordarli ed avere abbastanza disciplina per farlo, per applicarli. E lo si fa non perché si vuole essere bravi e buoni, o perché si vuole accontentare il proprio maestro o cose simili. Lo si fa perché si vogliono evitare problemi – difficoltà – perché si sa che se non si fa nulla al riguardo, ci si rende solamente miserabili, e ciò non è divertente, non è così? Dobbiamo quindi applicare la nostra auto-disciplina all’area mentale in termini di concentrazione – anche in rapporto a quelli che sono i nostri sentimenti. Affrontare i sentimenti, naturalmente, è più delicato, molto più difficile. Ma, come ho detto, se ci si sta eccitando eccessivamente, ci si può calmare.

Alexander Berzin 

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Ritenzione mentale e concentrazioneultima modifica: 2020-01-08T18:16:47+01:00da loresansav1
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