La parola ki in giapponese significa sia respiro che attenzione.
Cerchiamo di capire.
Quando si cerca nel silenzio della notte di dormire, la nostra attenzione è attratta dal leggero rumore della sveglia. Dato che questo tic-tac ci disturba, cerchiamo di non prestarvi attenzione, di non pensarvi. Ma più si cerca di non pensarvi, più ci si pensa. Il conflitto inizia tra il desiderio di dormire e il nervosismo che lo impedisce. Conflitto che crescendo piano piano, diventa lotta.
L’espressione ki ni naru esprime bene la situazione. Il ki è attratto ,bloccato, trattenuto. La mente è prigioniera.
Se sentite che c’è una separazione, uno scarto insuperabile tra respiro e attenzione, traducete allora la parola ki in energia. Si dirà: l’energia è coagulata, l’attenzione è bloccata. La concentrazione dell’energia stimola la tensione nervosa.
Il leggero tic-tac invade la nostra mente. Si cerca di disfarsi di questi ostacoli, di uscire da questa stretta prigione. Allora si incomincia a contare le pecore. A causa della sua monotonia, questa operazione ha il poter di rallentare la folle corsa verso l’iper-sensibilizzazione. Questo è forse più consigliabile del conflitto: non pensarvi, non pensare di non pensarvi, non pensare a non pensare di non pensarvi, eccetera.
Però nessun metodo ha la pretesa di essere infallibile. Si può arrivare a contare migliaia di pecore e vedere già spuntare il giorno.
Quando il ki è prigioniero, quando l’energia vitale è coagulata, la volontà non solo non può nulla, ma ci spinge nel senso opposto a ciò che vogliamo. Più si prova a non arrossire, più si arrossisce. Più si cerca di non aver paura, più si ha paura…
(continua a leggere Aspetto attenzione della respirazione – CAP XII )
Da: La scuola della respirazione, libro primo, Itsuo Tsuda