Nel giorno della  ricorrenza della morte del Maestro Ramana Maharshi, 14 aprile 1950 – articolo del Maestro Franco Bertossa sulla morte

Quanto poco ci si prepara alla sola certezza di questa vita: che essa finirà.

Che significa morte?

Certamente in essa ha un ruolo centrale il nulla.

Quanto di noi il nulla potrà prendersi?

Vi è chi è convinto che morte significhi annientamento della dimensione interiore, che tutto si spenga e che restino solo molecole e atomi via via disperdentisi nel mondo.

V’è chi crede che una qualche dimensione interiore di noi permanga e attraversi la strettoia della morte verso o una successiva reincarnazione o una vita eterna.

V’è chi crede che, al pari della vita, neppure la morte esista realmente, ma che quel che ci capita di “vivere” sia solo un’illusione.

Cosa è vero?

Occorre avere qualcosa di reale su cui indagare.

Per chi la morte è problema?

Per me.

In che si riassume “io”?

Nel mio domandare.

Se si provasse a dubitarne lo si confermerebbe.

Nel dubbio, l’assoluto di me.

Anche se confusi in un caleidoscopio di impressioni e pensieri poco ordinati, non posso negare che sia l’affermare che il negare avvengano qui, in me.

Dove sono io?

Là dove si produce questa domanda.

Dove…? Dove…? Dove…?…

Occorre fermarsi, raccogliersi e… esser guidati da millenarie istruzioni.

Generazioni e generazioni di meditanti ci hanno preceduto e hanno individuato e segnato una mappa dell’interiorità.

Per iniziare, chiusi gli occhi, ritraete l’attenzione dietro agli occhi.

Vi ritroverete nel primo sguardo, quello a monte del quale l’attenzione non può risalire.

È il Mahabindu, il punto iniziale, fonte di ogni manifestazione nel quale questa anche si riassorbe.

Intuirlo non è sempre immediato, ma a chi insiste è dato.

Nel Mahabindu ti riassumi tu e in esso nascono il guardare, il dubitare…

E dove dunque se non in esso andrà lanciata anche la domanda sulla morte e sull’annientamento?

La luce coscienziale del Mahabindu può totalmente annientarsi?

Se sì, allora con la morte anche tu diverrai nulla.

Indaga, poiché, come diceva Gérard Blitz, mio maestro di yoga, “nulla ti convincerà più di ciò che scoprirai da te stesso”.

Questo non è tutto e ben altri abissi si spalancano successivamente lungo l’indagine, ma è il punto d’inizio per chi voglia indagare in prima persona cosa possa mai significare morire.

E va fatto prima di morire.

…articolo pubblicato sulla  bacheca facebook, del Maestro Franco Bertossa

ramana

Foto: i resti mortali di Ramana Maharshi subito dopo il trapasso.I Brahmini svolgono plurimillenari riti attorno al loro santo.

 

Nel giorno della  ricorrenza della morte del Maestro Ramana Maharshi, 14 aprile 1950 – articolo del Maestro Franco Bertossa sulla morteultima modifica: 2024-04-14T08:45:29+02:00da loresansav1
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