La pratica della respirazione (Prāṇāyāma) non si limita a stimolare lo scambio gassoso, esiste un respiro fisico connesso al movimento dell’aria, e un respiro sottile che segue ciò che è sottile nel respiro stesso
Il respiro naturale, non meccanico, né forzato in tutta la sua estensione deve andare insieme a tutta, tutta la nostra presenza, solo allora emergeranno i veri effetti della respirazione: la mente si calma, non c’è dispersione e si avverte una profonda presenza interiore di qualità
Non c’è bisogno di ampliare il respiro, contare quanti respiri si fanno solo attenzione al respiro naturale.
Nient’altro!
Porsi in meditazione con la qualità di presenza che si evidenzia comporta che ciò che si comprenderà non sarà di carattere meramente intellettuale, non sarà un’opinione, ma diventerà parte della vita stessa