Cosa ti aspetta effettivamente nella pratica dello Yoga?
E’ yoga quando si studia sé stessi attraverso le âsana (le posizioni dello yoga).
Dice Patañjali negli Yogasūtra che âsana è Svàdhyâyâd: lo studio di sé.
Sâdhana Pàda, II 44. Svàdhyâyâd isthadévatâ-samprayogah
Solo lo stato di ascolto permette di abbandonarsi alla sottile dimensione profonda
Allora continua a leggere.
Durante tale pratica avviene il passaggio da un sentire-quotidiano
legato ai fatti della vita
a un sentire più profondo che non ci risulta sconosciuto perché è qualcosa che riconosciamo essere sempre in noi
ma solitamente è sopraffatto dalle sensazioni della vita
e ne perdiamo la consapevolezza.
Quando riusciamo a tenere i fatti di vita più distanti
ed è questa UNA delle funzioni della sequenza di pratica delle asana
allora questo sentire-quotidiano, più superficiale, si attenua un poco e diventa silenzioso
perché non viene più alimentato da ciò che accade all’esterno.
Non è qualcosa che deve essere rifiutato
ma restando raccolti all’interno non lo si alimenta più.
Il silenzio che ne sorge permette
l’affiorare dell’intensificazione di un sentire-sottile.
E’ solo nell’ascolto che è possibile il passaggio da
(1)
un sentire del quotidiano: più superficiale e grezzo
a
(2)
un sentire del raccoglimento: più profondo e sottile
Grazie a quest’ultimo ci si può affacciare a qualcosa che è legato alla dimensione più sottile della vita stessa.
Questa è la grande eredità dello Yoga e testimoniata dai grandi Maestri.