Affrontare le emozioni disturbanti

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Naturalmente non tutti sono santi, o dei bodhisattva, questo è vero. Ognuno è confuso, ad un livello o ad un altro. Per il fatto di essere confusi, agiamo sotto l’influenza di emozioni disturbanti. Ad esempio, se penso di essere il centro dell’universo e di essere la persona più importante, la sensazione che accompagna quest’idea è di insicurezza, giusto? Quando si è confusi, si è insicuri, e si pensa: “Beh, dovrei essere il più importante, ma le persone non mi trattano sempre come tale.” Vi è quindi insicurezza qui.

Quali sono le strategie che possiamo utilizzare quando siamo insicuri – strategie per cercare di farci sentire più sicuri? Una di queste è: “se solo riesco a circondarmi abbastanza di cose, in qualche modo questo mi farà sentire sicuro. Se solo riuscissi ad avere abbastanza soldi, o abbastanza attenzioni, o abbastanza amore, in qualche modo questo mi renderebbe felice.” Tuttavia poi, come abbiamo visto, la natura di questo tipo di felicità è tale che non ne abbiamo mai abbastanza, non ne siamo mai soddisfatti, e ne vogliamo sempre di più.

Pensateci. Ha senso. Davvero vogliamo che la persona che amiamo ci dica “ti amo” soltanto una volta? Se ce lo dice soltanto una volta, allora è sufficiente – non ce lo deve dire più? Non ci sentiamo mai sicuri con questo. Vogliamo sentirlo ancora una volta, ancora, ancora, non è così? E non raggiungiamo mai il punto in cui diciamo: “beh, non c’è bisogno che tu me lo dica ancora. Lo so.” Pertanto, quando parliamo dell’essere avidi, non si tratta soltanto di essere avidi per cose materiali e per il denaro. Siamo avidi anche di amore, e la maggior parte di noi è particolarmente avida di attenzioni. Lo vediamo con i bambini piccoli. Questo dunque è un meccanismo: se solo riusciamo ad attorniarci a sufficienza di cose, questo ci rende sicuri. E non funziona mai.

L’altro meccanismo è la rabbia e la repulsione: “se solo riuscissi ad allontanare certe cose che sento mi stanno minacciando, questo mi farebbe sentire sicuro.” Ma non ci sentiamo mai sicuri; ci sentiamo sempre minacciati. E siamo sempre in guardia nel caso qualcuno faccia qualcosa che non ci piace – e dunque ci arrabbiamo e lo mandiamo via. A volte questo può essere molto controproducente. Sto pensando all’esempio di una relazione in cui sentiamo che l’altra persona non ci sta prestando abbastanza attenzione, non ci sta dedicando abbastanza tempo, e allora le urliamo contro. Ci arrabbiamo ed urliamo: “dovresti darmi più attenzioni! Dovresti passare più tempo con me!” e via dicendo. Qual è il risultato di questo? Di solito le persone si allontanano addirittura di più. Oppure, ci fanno un gran favore a stare con noi per un po’, ma possiamo sentire che non si sentono a proprio agio in questa situazione. Come potremmo pensare che arrabbiarsi con qualcuno faccia in modo che questa persona ci ami di più? Davvero assurdo, no? Molti di questi meccanismi che utilizziamo nella speranza che ci rendano più sicuri, in realtà peggiorano solamente le cose.

Un altro meccanismo che utilizziamo è quello di alzare muri. E’ basato sull’ingenuità, sul pensare che se non affrontiamo quel problema in qualche modo, o non esiste, oppure se ne andrà via da solo. “Non voglio sentire questo” – questo tipo di atteggiamento, e si alza un muro. Ma anche lo stato di ingenuità, naturalmente, non funziona. Il problema non se ne va via ignorandolo e non riconoscendolo.

Quindi, sulla base di queste emozioni disturbanti, quel che accade è che agiamo in maniere distruttive di ogni sorta. Urliamo. Possiamo addirittura colpire qualcuno. Se si pensa: “povero me, non ho nulla,” si potrebbe rubare, pensando che in qualche modo questo ci sia d’aiuto. Oppure sto pensando all’esempio di quando ho vissuto in India per molti anni. L’India è la terra degli insetti – un sacco, un sacco di insetti, di qualsiasi tipo si possa immaginare. E non è possibile ucciderli tutti; non vi è modo che si possa vincere. L’unica soluzione è quella di imparare a convivere con essi. Se non ti piace che i vari insetti vivano nella tua stanza, dormi sotto una zanzariera – hai una barriera attorno a te e sei nel tuo spazio protetto. E’ una soluzione pacifica, invece di andare in un safari a caccia di tutte le zanzare all’interno della tua stanza, e stare alzato tutta la notte perché ce ne sono sempre di più da uccidere. C’è sempre dello spazio al di sotto della porta, oppure le finestre non si chiudono adeguatamente – ce ne saranno sempre. Ma quell’impulso per un comportamento distruttivo sorge compulsivamente: “Devo sbarazzarmi di loro!”

Vi sono molte forme diverse di comportamento distruttivo. Mentire, usare parole dure, adulterio, stupro – vi sono tutte queste cose. E quando agiamo in modo distruttivo, questo praticamente produce infelicità – infelicità non soltanto per gli altri, ma specialmente per noi stessi. Se ci pensate, il Buddhismo parla molto fortemente del non uccidere, giusto? Ora, il punto qui è che se si acquisisce l’abitudine di uccidere qualsiasi cosa non ci piaccia – come le zanzare, ad esempio – allora questa è la prima risposta automatica, non è così? E non si tratta soltanto dell’uccidere. Se vi è qualcosa che non ci piace, ce ne usciamo in una maniera molto violenta – potrebbe essere verbalmente, fisicamente, oppure emozionalmente – invece d’imparare ad affrontare la cosa con uno stato mentale calmo.

A volte, naturalmente, potrebbe essere necessario uccidere. Ad esempio, vi potrebbero essere insetti che mangiano i raccolti; vi potrebbero essere insetti con malattie, ecc. Il Buddhismo non c’entra con l’essere fanatico. Ma non si dovrebbe essere ingenui su questo. Si cerca di farlo senza rabbia e odio – “odio queste zanzare della malaria!” E non si dovrebbe essere ingenui a proposito delle conseguenze negative che ne seguiranno. Basta un semplice esempio: se usiamo insetticidi su tutta la nostra verdura e frutta – beh, noi mangeremo anche [gli insetticidi], e questo può causare malattie. Vi sono dunque degli effetti collaterali negativi. Il punto qui, tornando al nostro punto di partenza iniziale, è che i nostri metodi sono la disciplina, la concentrazione, e la corretta comprensione, integrate da amore e compassione.

Alexander Berzin 

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Affrontare le emozioni disturbantiultima modifica: 2019-12-10T18:12:46+01:00da loresansav1
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