Corretta comprensione

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Una volta che si è sviluppato lo strumento della concentrazione, almeno ad un certo livello, quello su cui si vuole essere in grado di mantenere la concentrazione, è una corretta comprensione di quello che sta succedendo. Abbiamo ogni sorta di confusione rispetto alla realtà – rispetto al modo in cui esistiamo, rispetto al modo in cui gli altri esistono, rispetto al modo in cui il mondo esiste – e a causa di questa confusione, abbiamo ogni sorta di proiezioni di ciò che in realtà è irreale, giusto? Possiamo proiettare questo: “non sono bravo. Sono un perdente.” Oppure potremmo proiettare questo: “sono la cosa più bella del mondo.” Oppure: “povero me. Nessuno mi ama.” Ma se davvero analizziamo ogni persona nella nostra vita, significa che nostra madre non ci ha mai amati, il nostro cane non ci ha mai amati – nessuno ci ha mai amati. E’ molto improbabile che questo sia il caso.

Proiettiamo dunque queste fantasie, e crediamo che siano vere; questa è la cosa orribile. Crediamo di poter arrivare in ritardo, o di non presentarci ad un appuntamento, e che questo non sia importante: “non hai sentimenti,” vero? E siamo molto sconsiderati nei confronti degli altri. Ma tutti hanno sentimenti, proprio come li ho io. Nessuno vuole essere ignorato. A nessuno piace se la persona con cui si ha un appuntamento non chiama, o si presenta in ritardo. A nessuno piace. Quello che dobbiamo fare quindi, è usare la nostra concentrazione per dare un taglio a queste fantasie, e smettere di proiettare tutte queste sciocchezze in merito al fatto che il nostro comportamento sconsiderato non ferisca gli altri, per esempio, in quanto è questa davvero la causa più profonda dei nostri problemi: “sono il centro dell’universo. Dovrei sempre averla vinta. Sono il più importante.” Si tratta ovviamente di una proiezione di fantasia. Nessuno è il più importante. Ma credendo che la nostra fantasia sia vera, siamo egoisti. Pertanto, se vogliamo superare il nostro egoismo, è necessario distruggere tale fantasia e smettere di proiettarla. Anche se ci si sente come se si fosse il centro dell’universo e l’unico ad esistere (perché quando chiudiamo gli occhi c’è questa voce nella nostra testa, e non vediamo nessun altro, per cui sembra come se fossimo gli unici ad esistere), dobbiamo ricordare che si tratta di un’illusione, e cercare di non credervi: “non è così. Sembra solo così.”

Stare tutto il tempo con tale comprensione è il vero sentiero, disse il Buddha, per raggiungere una vera cessazione dei nostri problemi. Se avessimo questa corretta comprensione in ogni momento, non avremmo alcuna confusione. E se non avessimo alcuna confusione, non avremmo rabbia; non avremmo attaccamento, avidità, ecc. E se non avessimo alcuna di queste emozioni disturbanti, non agiremmo in modo distruttivo. E se non agissimo in modo distruttivo, non produrremmo problemi di ogni sorta per gli altri e per noi stessi. Questo è il metodo di base buddhista per affrontare le difficoltà della vita.

Se vogliamo avere relazioni più felici, è necessario riconoscere questo:

  • Sono un essere umano. Sei un essere umano. Abbiamo tutti gli stessi sentimenti, ecc.
  • Tutti hanno punti di forza. Tutti hanno punti di debolezza. Io li ho, così come tu.
  • Nessuno è il principe o la principessa sul cavallo bianco.

Avete quest’immagine nelle vostre storie? Stiamo sempre cercando il compagno perfetto, quello sul cavallo bianco, ma si tratta di una fiaba. Non esiste, ma noi la stiamo proiettando. Per il fatto che crediamo in tale fiaba, pensiamo che questo sarà il principe o la principessa, e quando non lo è ci arrabbiamo con lui (o lei), e a volte addirittura lo respingiamo. E quindi proiettiamo, sul prossimo potenziale compagno che incontriamo, il fatto che lui sia il principe o la principessa. Ma non troviamo mai il principe o la principessa, perché non esistono cose simili.

Se vogliamo dunque avere relazioni sane, allora è necessario accettare la realtà. La realtà è, come ho detto, che ognuno ha punti di forza, ognuno ha punti di debolezza, e dobbiamo imparare a vivere in qualche modo assieme, e nessuno è il centro dell’universo. E gli insegnamenti generali che si trovano in ogni religione o in ogni filosofia umanistica sono l’essere gentili, rispettosi, amorevoli, ecc., pazienti, generosi, perdonare. Ogni religione ed ogni filosofia umanistica insegna le stesse cose, e così fa il Buddhismo.

Gli stessi principi si applicano nei nostri rapporti di lavoro. Se si è gentili con le persone che lavorano con noi in ufficio (o se si è il datore di lavoro, si è gentili con i propri dipendenti), tutta l’attività funziona in maniera più agevole. Se si lavora in un negozio, e si è gentili e piacevoli con i clienti, l’intera atmosfera è molto più piacevole, non è così? E se si è onesti nei propri rapporti – non si inganna gli altri e via dicendo – nuovamente, le cose vanno molto, molto meglio. Questo non significa che non si cerca di trarre un profitto e di guadagnarsi da vivere, ma il punto è non essere avidi rispetto a questo.

E quando gli altri ci ingannano – in quanto non tutti agiscono a questo modo – beh, cosa ci si aspetta? Dal punto di vista buddhista, non diremmo che si tratta di cattive persone; diremmo solamente che sono confuse. Sono confuse. Non comprendono che agire in quel modo creerà loro soltanto sempre più problemi: nessuno le amerà. Queste persone sono pertanto oggetto di compassione piuttosto che di odio. Se le vediamo come un oggetto di compassione, e abbiamo pazienza con loro, non soffriamo emozionalmente quando ci ingannano, e poi cerchiamo di stare più attenti con le prossime in modo tale da non venire ingannati un’altra volta. Ma cosa ci si aspetta dalle persone? Un sacco di persone sono così. Questa è quindi la realtà. La proiezione è che tutti sono onesti. Non tutti sono onesti! Sarebbe bello se tutti fossero onesti, ma non tutti lo sono. Così, almeno, noi potremmo provare ad essere onesti.

Possono i non-buddhisti utilizzare questi metodi?

Ora, dobbiamo seguire un rigoroso percorso spirituale buddhista, di meditazione e rituali, e via dicendo, per applicare questi metodi? Beh, non proprio. Non dobbiamo seguire un sentiero spirituale standard, rigoroso, per applicare tutte queste cose. Sua Santità il Dalai Lama parla sempre di etica secolare e di valori umani – essere gentili, essere più consapevoli, non essere ingenui, non proiettare fantasie, e così via. Queste sono linee guida generali che chiunque può seguire.

E quando parliamo di meditazione, stiamo solamente parlando di un metodo per familiarizzare con questo modo di pensare, sedendoci e cercando di pensare a questo modo, e quando la nostra attenzione vaga, di portarla indietro. Beh, si può far questo mentre si sta seduti in meditazione e concentrandosi su di un Buddha o sul proprio respiro, ma lo si può anche fare quando si sta leggendo un libro, quando si sta cucinando, quando si sta facendo qualsiasi cosa. Quando si sta cucinando, basta rimanere concentrati sul cucinare, e quando la propria mente se ne va su qualche pensiero pazzo, basta riportarla sul cucinare. Non dev’essere per forza una pratica di meditazione buddhista formale. Vi sono molte, molte maniere in cui possiamo familiarizzarci con questi modi più benefici di pensare, di agire, e via dicendo, senza dover impegnarci in alcun tipo di rituale buddhista o di impostazione buddhista formale.

Questo, dunque, è il modo in cui applichiamo il Dharma – misure preventive – per aiutarci ad evitare i problemi. Che domande avete?

Alexander Berzin 

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Corretta comprensioneultima modifica: 2020-02-12T18:19:37+01:00da loresansav1
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