La pratica non percorre un movimento lineare, le cose andranno lisce per un pò, poi probabilmente si interromperanno bruscamente, poi tutto ricomincia per poi nuovamente apparentemente fermarsi, e tutto questo senza una apparente utile logica.
“Qui non c’è sforzo compiuto inutilmente, non c’è danno. Anche una minima adesione a questa Via salva l’uomo dalla grande paura “. Bhagavad-Gîtâ , Samkhya-Yoga, Sloka 2.40 Ed. luni editrice,1997
Proprio questo modo di darsi del percorso di pratica ci chiede di mettere in dubbio il modo abituale in cui ci approcciamo non solo agli avvenimenti ma a noi stessi, si crea una dimensione interiore adatta per stare in modo diverso dentro di noi. Non più nell’immedesimazione nei contenuti dei pensieri ma in un ribaltamento: essere nel momento stesso il pensiero nel suo osservare E’ l’inizio di una frequentazione sottile di noi stessi.
Il percorso dello Yoga crea lo spazio per un ritorno al più intimo.
Da questa base la Meditazione ci permette di frequentarci mentre siamo il pensiero-stesso.
Abbiamo la possibilità di poter cogliere i significati che ne emergono avendo la forza di guardarli.
Se nella pratica, non si accetta di vedere i significati che essa rilascia e che possono mettere in dubbio le idee e i criteri che ci siamo fatti sulla vita, mente, coscienza, morte, allora è una pratica inutile…vi ritroverete dopo 5-10-20 anni…come quando avete iniziato…
Mentre sono questo pensiero dov’è io ?