Yoga Sutra, Patanjali, Secondo libro
Sàdhana Pâda – Il libro della Strategia: La quarta sezione
Agli assorbimenti profondi è possibile arrivare attraverso asana (le varie posture) e i Prânâyâmah cioè il riequilibrio del respiro inspiro espiro, le ritenzioni. E’ una pratica molto sottile e profonda.
Quando questo lavoro è compiuto comincia l’accesso alla meditazione..
Patanjali quando prende in esame il Prânâyâmah non enumera i vari esercizi che possono portare a controllare l’espansione o la qualità della respirazione, ma pone l’attenzione sulla distinzione di una respirazione Shvâsa/Prashvâsa: una respirazione irregolare ed una leggermente affannata e la respirazione Yogica: fluida, semplice e profonda.
Qui l’aspetto importante diviene la consapevolezza del flusso del respiro.
Il corpo è lento e la respirazione naturale è lenta, ma la mente è sempre in movimento e quando si pone su di un oggetto cambia: si agita o si blocca, ma se ci concentriamo sull’ascolto del respiro essa rallenta e diviene profonda quasi impercettibile: è in comunione con il corpo-sottile.
Dagli aforismi 2.49 al 2.51 del secondo libro, Patanjali presenta il Prânâyâmah.
2.49 – Tasmin sati shvâsa-prashvâsayor gati-vicchédahprânâyâmah Avendo compiuto il cammino di Asana, in questo stato si inserisce il metodo del respiro naturale, interrompendo la respirazione irregolare
2.50 – Bâhya-àbhyantara-stambha-vrittir déshakâla-samkhyàbhih pari-drishto dïrghasûkshmah Diviene naturale il respiro portando l’attenzione sull’espiro e l’inspiro durante il passaggio interno nella sospensione, nell’allungarlo, nel regolarizzarlo
2.51 – Bâhya-âbhyantara-vishaya-àkshépï caturhah Trascendere il campo d’azione dell’inspiro, l’espiro e la sospensione costituisce il quarto-respiro
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